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28 gennaio 2006

Anno giudiziario: da Torino un lamento, “notte che non passa”

 Sono cambiate le procedure che regolano la cerimonia, ma dall’inaugurazione dell’anno giudiziario si è levato ancora una volta, a Torino, un grido di dolore per le condizioni in cui versa la macchina dei processi in tutta Italia e, in particolare, in Piemonte. Il presidente della Corte d’Appello, Francesco Novità, che per la prima volta ha potuto leggere la relazione di apertura (il Governo ha tolto questa possibilità al procuratore generale “interrompendo – come ha fatto notare lo stesso Novità – “una tradizione secolare”), ha parlato della “grave carenza di mezzi” che affligge gli uffici giudiziari, mentre Gian Carlo Caselli, procuratore generale del Piemonte, intervenuto subito dopo, ha dipinto una “giustizia al collasso”. E Marcello Maddalena, procuratore a Torino, per descrivere il suo stato d’animo ha fatto ricorso alla famosa battuta di Eduardo De Filippo: “Adda passà ‘a nuttata”. L’aula magna del Palazzo di Giustizia era semivuota perché giudici e pubblici ministeri, seguendo le direttive dell’Anm (il “sindacato” delle toghe), hanno disertato l’appuntamento. Una protesta indirizzata al Governo e alle sue riforme. “Da almeno cinque anni – ha detto Maddalena – ci sentiamo come i protagonisti di un famoso romanzo dell’Ottocento, “Umiliati e Offesi”. E solo perché esercitiamo correttamente le nostre funzioni”. Il presidente Novità ha esternato la sua “amarezza” per l’obiettivo del nuovo ordinamento giudiziario, i cui “intenti sono spesso dichiaratamente punitivi e normalizzatori nei confronti della magistratura”. È Maddalena a ricordare che Caselli (“uno di noi”) non ha ottenuto una carica perché è stata fatta una legge contro di lui. E Caselli afferma che gli attacchi sono strettamente intrecciati al taglio delle risorse. La situazione è tale che – puntualizza Novità – a Verbania gli impiegati sono costretti a comprarsi gli scotch e le penne, mentre in certe sedi la scopertura dell’organico è del 30%; il top è nella sede di Santo Stefano Belbo, dove non c’è nessuno. “L’ultima finanziaria ha ridotto del 46% le somme per l’assistenza informatica” (Caselli), e mancano i soldi per pagare le trascrizioni: “Siamo tornati a verbalizzare a mano” (Novità). Anche gli avvocati non sono contenti. Cosimo Palumbo, della Camera Penale, ricorda che “il processo deve avere garanzie sufficienti”, Antonio Rossomando, presidente uscente del Consiglio dell’Ordine, attacca la nuova disciplina della legittima difesa.



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