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10 febbraio 2006

Torino 2006: che brividi, va in scena la Bella Italia

Ci sono Luciano Pavarotti e Sophia Loren, la voce e la diva dell’Italia, ci sono l’arte e la moda, mescolate in uno straordinario mosaico di abiti e scenografie, ci sono i versi del sommo poeta Dante e la musica, quella dell’inno di Mameli, della Turandot e dell’Aida, e ci sono persino il rombo della Ferrari e il design delle moto Ducati. Sono queste le suggestioni della cerimonia d’inaugurazione dei XX Giochi invernali che, tra storia e tecnologia, ha portato in scena il meglio dell’italianità. Per due ore il mondo ha avuto sotto gli occhi quanto la cultura italiana può offrire, in un escalation di musiche, luci e colori studiati per lasciare tutti a bocca aperta. Sia i tre miliardi di telespettatori che l’hanno seguita in televisione, sia i 35 mila presenti allo stadio Olimpico di Torino, incappucciati di bianco e dotati di campanacci per diventare anche loro protagonisti della notte olimpica illuminata in cielo dalla luna piena. Tocca alla simpatia contagiosa di Piero Chiambretti, travestito da orso bianco, intrattenere il pubblico prima che il “signore degli anelli” Yuri Chechi, nei panni di un originale sciamano, accenda la miccia della cerimonia alle 20 in punto. Inizia così quell’ondata di passione che porta il più grande palcoscenico mai realizzato in Italia (circa 4 mila metri quadrati) a trasformarsi in un gigantesco cuore rosso, con i 4 mila volontari delle coreografie a battere il ritmo della serata. Intorno, sei ragazzi in tuta rossa sfrecciano con i roller ai piedi, sprigionando fuoco dai loro caschi. Sono le “spark of passion”, le scintille di passione, vero e proprio leit-motive dello spettacolo che lega fra loro i vari momenti della serata. Al rosso della prima coreografia si succedono il bianco e il verde delle montagne, con mucche e pini danzanti che portano il saluto delle Alpi sulle note dell’inno Occitano. Poi è la volta delle note di Mameli e dell’alzabandiera studiato dall’artista Giorgio Armani, con la modella torinese Carla Bruni – in abito lungo bianco – a porgere il tricolore che viene issato sul pennone accanto alla bandiera del Cio. Lo stadio si alza in piedi per salutare il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e il presidente del Cio Jacques Rogge. È il primo momento istituzionale della serata, che prosegue con un’altra spettacolare scenografia dell’americano Doug Jack: il “grande sciatore”, disegnato da più di 400 volontari, che si lancia verso l’avventura olimpica. Pirotecnico e acrobatico è anche l’arrivo dei 5 cerchi, che si alzano nel cielo con tutto il loro valore simbolico. Inizia così la sfilata dei 2.500 “atleti-eroi” di Torino 2006, una parata di 53 minuti che si apre con la Grecia, in omaggio alle origini dei Giochi, e finisce alle 21.20 con il tripudio per l’ingresso dell’Italia, ultima secondo il protocollo ma prima nel tifo dello stadio. Per movimentare la passerella, gli artisti di fama internazionale ingaggiati per l’occasione – dal regista Ric Birch al musicista Michele Centonze, dal premio Oscar Gabriella Pescucci all’esperto di effetti speciali Vittorio Comi – hanno studiato una colonna sonora anni Settanta e Ottanta che fa muovere tutti sulla sedia. Anche il presidente Ciampi e donna Franca, gli unici in tribuna autorità ad agitare le torce fornite al pubblico per riempire gli spalti di luce. E fanno ballare anche le musiche che accompagnano i momenti dedicati alla storia dell’Italia dal Rinascimento al Barocco al Futurismo che anticipano uno dei momenti più spettacolari dell’inaugurazione: il balletto dell’etoile della Scala Roberto Bolle, nei panni di un avveniristico uomo del domani con tanto di cresta rossa sulla testa. Il ballerino allunga l’elenco delle star presenti, tra cui Giorgio Albertazzi, la bella Eva Erzigova, miss Italia Edelfa Masciotta, Yoko Ono e Peter Gabriel interpreti di una emozionante esecuzione di Imagine di John Lenon, scomparso esattamente 25 anni fa. I discorsi ufficiali accrescono l’attesa per l’ultimo tedoforo e l’arrivo della fiamma trasforma la curiosità in commozione: ad accendere il braciere più alto della storia delle Olimpiadi (57 metri, come una casa di venti piani) è Stefania Belmondo, la campionessa piemontese che con le sue imprese sugli sci stretti ha fatto sognare gli sportivi di tutta l’Italia. E che stasera, con la fiaccola fra le mani ha portato, tra brividi certo non ascrivibili al freddo, quel messaggio di pace che è poi volato via sulle ali di una gigantesca colomba bianca, disegnata in cielo da una cinquantina di artisti acrobati.



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