Il giorno della sua sepoltura nel paese dei genitori, a Rivalta Bormida, nelle campagne alessandrine, nella tomba di famiglia, accanto all’adorata moglie Valeria, Norberto Bobbio è apparso più che mai popolare, un uomo attaccato alla terra, alle sue origini e alle sue genti. E anche il discorso letto dal figlio Andrea, davanti al piccolo municipio, una specie di summa dei suoi appunti per il 15 luglio 1995 quando venne nominato cittadino onorario del paese, restituisce un’immagine inconsueta, familiare del grande filosofo. Oggi è stata la giornata del raccoglimento, della famiglia e di un intero paese che, con tristezza ma anche con orgoglio, si è stretto intorno al filosofo accompagnandolo nel suo ultimo viaggio. Non c’era lutto cittadino oggi a Rivalta ma c’era nelle strade partecipato silenzio. I negozi erano chiusi, non circolava una macchina e tutto il paese era in corteo con la famiglia. “È bene mantenere le proprie radici, guai agli sradicati – scriveva Bobbio nel 1995 – le radici si hanno nel paese d’origine, nella terra, non nel cemento della città. Solo nel paese esiste il prossimo. Tu non puoi amare tutti, se non molto in astratto. Puoi amare solo il prossimo. In una città non c’è prossimo. C’è quello che si chiama la gente”. Bobbio ora riposa nella tomba di famiglia, di fronte alle spoglie della moglie Valeria, morta tre anni fa. Il giorno che portò le ceneri della moglie fu l’ultima volta che si recò a Rivalta.

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