Il Presidente della Commissione europea Romano Prodi è stato ascoltato nei giorni scorsi a Torino nell’ambito dell’inchiesta su Telekom Serbia. Non si è trattato di un interrogatorio molto lungo: le sue dichiarazioni sono state condensate in due pagine. Il procuratore capo Marcello Maddalena e l’aggiunto Bruno Tinti lo hanno sentito come testimone in quanto all’epoca dei fatti – la vicenda si riferisce all’acquisto, nel 1997, di una quota della compagnia di telecomunicazioni jugoslava da parte di Telecom Italia – Prodi era Presidente del Consiglio dei ministri. L’audizione si è svolta nel pomeriggio di sabato 3 aprile ed è rimasta avvolta nel più assoluto riserbo fino ad oggi. All’audizione non erano presenti avvocati. Prodi, peraltro, risulta “parte lesa” in un procedimento collegato, in quanto ha presentato una querela per calunnia (così come Lamberto Dini e Piero Fassino) contro Igor Marini, il faccendiere che lo aveva accusato di tangenti. Il presidente avrebbe confermato di non essere a conoscenza dei risvolti della trattativa che portò l’azienda telefonica – che in quel momento era ancora controllata dal Ministero del Tesoro – all’acquisizione del 29% di Telekom Serbia, facendo anche presente che, a suo giudizio, il prezzo che venne pagato non si discostava dalle cifre di analoghe operazioni finanziarie compiute nello stesso periodo. Come Prodi anche Piero Fassino è stato sentito nei giorni scorsi dalla Procura di Torino che indaga sull’affare Telekom Serbia. È quanto trapela da fonti ben informate. Il leader dei Ds sarebbe stato ascoltato come testimone martedì scorso, 13 aprile. Sul contenuto del colloquio, che come quello del presidente della Commissione Europea sarebbe stato breve, viene mantenuto il più stretto riserbo, ma sembra che non sia emerso nulla di nuovo rispetto a quanto il segretario diessino aveva già dichiarato a proposito dell’intera vicenda.

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