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21 giugno 2004

Seghetti e corda in carcere, insegnante in manette a Ivrea

Seghetti, lime, corde, moschettoni, tutto l’armamentario per la più classica delle evasioni (e non di un solo detenuto) fornito da una delle insegnanti del carcere. È accaduto a Ivrea, dove un’inchiesta interna della polizia penitenziaria ha scoperchiato anche altre magagne, come la vendita da parte di due agenti di custodia ai detenuti (per denaro e gioielli) di droga, liquori, telefonini, sim card per cellulari e per navigare su internet. Pare che il terzetto – ma l’indagine della magistratura deve ancora approfondire alcuni aspetti della vicenda – non operasse in combutta. Comunque le manette ai polsi sono scattate in contemporanea per Paola Bonis, 53 anni, abitante a Andrate (Torino), dipendente del “Centro territoriale permanente” di Ivrea e professoressa di disegno, per Natale Scandamarro, 32 anni, originario di Trani (Bari), ma domiciliato nel carcere di Ivrea, e Francesco Guglielmino, 31 anni, di Noto (Siracusa), dove era attualmente in licenza e dove è stato arrestato. Fa clamore, ovviamente, soprattutto il coinvolgimento di Paola Bonis, stimata professoressa di disegno e informatica, alle spalle un matrimonio fallito, da cui ha avuto un figlio di 25 anni. Nessuna ombra sul suo passato ed ora fra gli inquirenti c’è chi sospetta che abbia perso la testa per un detenuto.



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