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17 gennaio 2003

In comunità Ambra, l’assassina della suora di Chiavenna

Decorrenza dei termini di custodia cautelare. Formula giuridica per dire che le porte del carcere si sono aperte anche per chi – solo due anni e mezzo fa – ha ucciso con diciannove coltellate una religiosa. È il delitto di cui fu vittima suor Laura Mainetti, assassinata nel giugno del 2000 a Chiavenna, in provincia di Sondrio. Ambra, una delle tre ragazze minorenni condannate per quell’orrendo omicidio non è più nella cella del Ferrante Aporti di Torino dove era detenuta per scontare la pena a dodici anni, ma si trova in una comunità in Lombardia. La Cassazione a Roma non ha ancora esaminato il ricorso presentato dai suoi legali, intanto sono scaduti i tempi di carcerazione per la ragazza – che ora ha 19 anni – e così quella cella occupata per mesi da oggi è vuota. Una vicenda contraddittoria quella di Ambra. Secondo l’accusa fu lei a idea­re e realizzare l’orrendo omicidio sostenendo che il delitto era una specie di sacrificio a Satana: at­ti­rò la suora con una trappola in un vicolo e in­­sieme con le amiche la colpì più volte. In pri­mo grado fu prosciolta perché ritenuta to­tal­mente incapace di intendere e volere. Questa prima sentenza fu seguita da durissime polemiche. Al processo d’appello, poi nell’aprile scor­so, le fu inflitta la pena più alta, dodici anni e 4 mesi, contro gli 8 an­ni com­minati alle due amiche. I suoi legali furono i soli a ricorrere al terzo gra­do di giudizio contro questa sentenza e ora è arrivata la scarcerazione per­­ché la Cassazione non ha ancora riposto alla loro richiesta di revisione.



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