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18 giugno 2003

Savoia: a Torino, scarsi entusiasmi e poche contestazioni

Una città gentile ma un po’ indifferente. La quattro giorni torinese della famiglia Sa­voia (Vittorio Ema­nue­le, la moglie Ma­ri­na Doria, il figlio Ema­nuele Filiberto, ac­compagnati dal cu­gi­no torinese Sergio di Jugoslavia) nella cit­tà che fu la capitale del regno è iniziata ie­ri e prosegue senza ba­gni di folla, ma an­che senza qualsiasi for­ma di contestazione. Lo conferma con aplomb reale lo stesso Vittorio Emanuele: “Ringrazio per l’ospitalità calorosa….”. Da ieri a sabato visite istituzionali, incontri con l’economia piemontese, ricevimenti con la nobiltà subalpina. Ma certamente l’ap­puntamento più simbolico è stato quello di fronte alla Sindone nel Duomo di Torino. Il lenzuolo che secondo la tradizione avvolse il corpo di Gesù è stato in possesso della Casa Savoia dal 1453 al 1983, quando per volontà testamentaria di Umberto di Savoia passò al Vaticano. Accolti dal cardinal Se­ve­rino Poletto i Savoia sono rimasti per mezz’ora di fronte alla Sindone per un’ostensione eccezionale e privata. “Una grande emozione’’ è stato il commento di Vittorio Ema­nue­le. Poi la visita all’antica Reggia di Venaria, al centro di un grande restauro da parte della Regione Piemonte, e l’incontro stamattina con Um­berto Agnelli presidente della Fiat. Re­sta­no da visitare il Palazzo Reale, Palazzo Cari­gna­no e la Basilica di Superga dove riposano gli antenati dei Savoia. A seguirli un piccolo entourage di monarchici, la curiosità riservata dei torinesi, qualche applauso con richiesta di autografi e poco più. Una cortese indifferenza nella città più sabauda d’Italia.

 



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