Prime ammissioni di Marabotto: sistema sfuggito di mano
Giuseppe Marabotto, l’ex procuratore della Repubblica di Pinerolo (Torino), arrestato nei giorni scorsi con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, ha ammesso i fatti che gli sono addebitati, ma ha precisato, nell’interrogatorio davanti al pm di Milano, che “il sistema delle consulenze aveva la finalità di combattere l’evasione, anche se poi mi è sfuggito di mano”. Marabotto, ora in pensione, ha risposto alle domande dei pm Maurizio Romanelli e Stefano Civardi per circa tre ore per spiegare quel meccanismo di consulenze da lui distribuite a pioggia a tre gruppi di specialisti in materia contabile e tributaria che, secondo l’accusa, avrebbero fruttato all’ex magistrato 2 milioni e 780 mila euro. Come aveva già fatto nell’interrogatorio davanti al gip, Marabotto ha chiarito che il suo intento era la lotta all’evasione fiscale e, difeso dal professor Ennio Amodio, il magistrato ha anche ammesso l’impianto generale dei fatti che gli vengono contestati. Marabotto ha però voluto precisare che grazie alle consulenze sono stati avviati numerosi procedimenti penali e ci sono stati significativi interventi dell’Agenzia delle Entrate e che quindi il sistema, almeno all’inizio, ha portato ad accertare diverse situazioni tributarie e notizie di reato.