Warning: getimagesize(): Filename cannot be empty in D:\inetpub\webs\unannoinpiemontecom\wp-content\plugins\wp-open-graph\output.class.php on line 306

18 marzo 2011

Torino incorona “Re Giorgio”, Presidente si commuove

È una standing ovation quella che accoglie Giorgio Napolitano a Torino. Fin dal suo arrivo in una città che più di altre sente e vive la festa, il valore e l’orgoglio di questi primi 150 anni dell’unità d’Italia. Napolitano è appena sceso dall’auto, ha mosso solo pochi passi e dalla folla s’alza un boato: “Presidente ci difenda”. Poi, in un Teatro Regio gremito, vibrante per l’emozione, tre minuti di applausi, l’inno di Mameli e il lungo saluto del Presidente: Torino, la prima capitale dell’Italia unita, la città sabauda e dei Savoia, ha scelto il suo nuovo “re”. Giorgio Napolitano si commuove e, quando parla delle istituzioni, l’emozione lo tradisce, la voce s’incrina ma le parole escono ferme e forti: “C’è un dovere di umiltà importante per chiunque ricopra ruoli, per chiunque abbia doveri istituzionali”. È standing ovation: la “fredda” città del Nord si riconosce nelle parole di questo Presidente che viene dal Sud e che tiene unito il Paese, fa proprie le sue parole e gli tributa l’omaggio di una festa che dura quattro giorni. Una festa di popolo che esce per strada, invade le piazze, va ai concerti, visita le mostre, porta i bambini a passeggio con le bandierine tricolori nel carrozzino. È la festa della gente comune che fa tornare Torino capitale, riscopre l’orgoglio di una città che ha visto nascere e crescere il sentimento unitario, ha ospitato le prime sedute del Parlamento della neonata Italia, ha incoronato il primo Re e, per prima, ha amato e sventolato il tricolore. Ma la festa di una capitale non può fare a meno del suo Presidente. Mezzo milione di persone per strada, un’intera notte tricolore, migliaia di bandiere ai balconi e alle finestre, vetrine e ogni angolo della città “vestiti” di bianco-rosso-verde non bastano. Ci vuole anche altro: “un simbolo altissimo dell’unità del nostro Paese”, come lo definisce il sindaco, Sergio Chiamparino. O, più semplicemente, una persona: “Gior­gio, Giorgio”, come la gente chiama il Presidente quando cammina per strada. E Napolitano non si sottrae: in due giorni si sottopone a un tour de force che lo porta a ripercorrere, nella prima capitale d’Italia, 150 anni di storia, miti, riti, problemi e sogni del Paese che rappresenta. Parte da un luogo simbolo, il primo Senato italiano, ricostruito com’era 150 anni fa, nello splendido Palazzo Madama. Poi si sposta a palazzo Carignano, nell’Aula costruita per ospitare la Camera dell’Italia appena nata. La sorte volle che la capitale si spostasse subito a Roma e che quell’Aula restasse inutilizzata. Oggi è parte del Museo del Risorgimento, rinnovato in questi ultimi anni e inau­gurato da Napolitano. Ma nella prima giornata torinese, dopo la Galleria d’Arte Moderna, è nelle ex Officine Grandi Riparazioni che Napolitano ripercorre storia e futuro d’Italia. Lo accolgono centinaia di bambini, con le bandierine tricolori.

Napolitano visita le tre grandi mostre con le quali, in quella che era una delle più grandi fabbriche dell’Ottocento”, Esperienza Italia ha raccontato la storia degli italiani, la loro forza creativa nel lavoro, i loro sogni nel futuro. In serata, è la volta del genio lirico, con i “Vespri Siciliani” di Giuseppe Verdi, ancora al Teatro Regio, tutto esaurito.

Davanti all’accoglienza di Torino, veramente entusiastica, Giorgio Napolitano si è commosso. L’ha fatto capire nella chiusura dell’appassionato discorso a braccio al Teatro Regio (nel corso del quale ha rimarcato “lo scatto d’orgoglio” del Paese in occasione di questi festeggiamenti) quando la sua voce s’è incrinata mentre declinava la regola aurea che vorrebbe rispettata da tutti: “il senso di umiltà deve guidare chiunque assolve doveri istituzionali”.



» ELENCO ARTICOLI 2011 » Un anno in Piemonte «
Stampa
© 2024 ENNECI Communication | Powered by WordPress | Designed by Manager Srl