Sindacati a Torino aprono alle case automobilistiche cinesi
“Basta con il tabù del produttore automobilistico unico, a Torino deve arrivare un altro costruttore. Nessun pregiudizio sui cinesi purché si rispettino le regole europee e italiane”. Lo affermano Fim, Fiom e Uilm torinesi che hanno messo a punto un documento in cui lanciano l’allarme sul declino dello stabilimento Stellantis e danno il via – dopo tredici anni di divisioni, a partire dal referendum del 2011 – a un’iniziativa unitaria. “Mirafiori è lo stabilimento che più di tutti in questi anni ha pagato il prezzo della crisi e dei mancati investimenti” affermano i sindacati che chiedono “nuovi modelli in grado di garantire la missione produttiva dello stabilimento, un programma strutturato di cambio mix a favore di giovani lavoratori e lavoratrici proiettato in una prospettiva di crescita dell’organico, la conferma del ruolo strategico di Torino come polo di progettazione, ricerca, sviluppo e ingegnerizzazione”. “Il tabù non ci deve essere per nessuno, tanto i cinesi andrebbero altrove. L’importante è che portino lavoro. Non è sufficiente smontare parti delle auto o fare un maquillage della palazzina degli impiegati, servono nuove produzioni, abbiamo bisogno di volumi produttivi”. Nel documento i sindacati ricordano che nel 2000 Mirafiori produceva 200.000 vetture con sei modelli di auto, mentre oggi non arriva alle 100 mila, 78.500 elettriche e 7.800 Maserati. Inoltre, Mirafiori ha visto ridimensionare fortemente un calo di quasi il 29%”.