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19 gennaio 2009

Cordoglio per gli alpinisti morti sul versante francese del Bianco

Erano tutti alpinisti esperti. Il capo comitiva, Dario Tomellini, 32 anni, di Chieri, aveva alle spalle centinaia di imprese in montagna. Antonio Carnino, 36 anni, di San Mauro Torinese, lascia due figlie piccolissime; e i torinesi Gianluca Molino, il vecchio del gruppo coi suoi 43 anni, lascia un bimbo di 7, mentre Stefano Tabacco, 37 anni, era già scampato ad una valanga. Eppure si sono persi nell’attraversare un canalone dell’Aguille du Midi sul versante francese del Monte Bianco. L’ultimo contatto, la richiesta di aiuto, alle 23 di sabato. Poi ieri mattina il recupero dei cadaveri precipitati per oltre mille metri su una parete di ghiaccio. Ora i loro corpi sono nella camera mortuaria del cimitero di Chamonix e anche stamattina alla Gendarmerie della cittadina francese è un via vai di parenti e amici. Probabilmente uno degli alpinisti in cordata, per il buio o la stanchezza, ha perso un appiglio e ha trascinato a valle gli altri compagni. Una scivolata lungo il pendio ghiacciato, proprio mentre i soccorsi stavano arrivando. Gli uomini del servizio alla funivia dell’Aguille du Midi infatti hanno sentito delle grida di aiuto, hanno visto dei segnali di luce dei 4, poi più nulla. Da Chamonix è partita una squadra del Peloton d’haute montagne della Gendarmerie: le guide sono salite in funivia, aperta per l’emergenza, e si sono diretti nel canalone. Ma si sono subito resi conto che quel salto di 1000 metri era stato fatale per tutti. Quando al mattino son saliti con gli elicotteri, la tragedia si era già consumata. Il tribunale di Bonneville (Alta Savoia) ha aperto un’inchiesta sulla morte dei quattro alpinisti piemontesi. L’obiettivo è scoprire le cause della caduta per circa 1.000 metri lungo la parete che sovrasta il ghiacciaio des Bossons. “Potremmo non sapere mai quale sono state le cause dell’incidente – riferisce il capitano Benoit Tonanny del Peloton di Haute Montagne della Gendarmerie di Chamonix, titolare delle indagini – e lo abbiamo anche detto ai familiari. È molto difficile ricostruire la dinamica, può essersi trattato di una caduta accidentale di uno dei quattro che ha trascinato con sé gli altri. L’unica cosa certa è che non è stata una valanga”. Nessun elemento utile alle indagini è emerso fino ad ora dall’esame dell’attrezzatura (corda, piccozze, imbraghi) delle vittime.



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