Muore giocando a golf travolto da albero
Morire d’amore per il golf perché un alto albero, vecchio almeno di 30 anni, ti cade sulla testa davanti agli occhi della moglie e di due amici. È la tragica e assurda morte di Franco Castagno, 52 anni, meccanico di Robassomero (Torino) che ha smesso di vivere oggi intorno alle 15, travolto da un rovere colpito da una specie di tromba d’aria all’interno del Royal Park golf & contry club (ex Roveri) di Fiano Torinese. Un campo da golf prestigioso, il cui consiglio d’amministrazione è presieduto da Allegra Agnelli, curato nei minimi particolari e i cui alberi, ha spiegato oggi il suo direttore Angelo Siniscalco, vengono regolarmente visionati uno ad uno dai tecnici dello stesso campo golf in sinergia con gli esperti dell’Ente Parco della Mandria che di fatto lo contiene. La sorte è stata davvero avversa a Franco Castagno, anzi cinica: accanto al suo corpo martoriato, con la testa sfracellata da un grosso ramo, è rimasta la “t” bianca sulla quale qualche secondo prima aveva posizionato la pallina da tirare. La pallina è ancora lì, a 4 metri da lui. L’albero ha cominciato a scricchiolare, tutti si sono messi a gridare e a correre, ma lui è andato dalla parte sbagliata, nel senso dell’albero in caduta libera che lo ha travolto. Prima che il corpo venisse rimosso, sul posto, la piazzola della buca 9, ora sotto sequestro albero compreso, con le sue radici immerse in un torrente, hanno raggiunto i carabinieri il pm Onelio Dodero e l’avvocato di casa Agnelli, Luigi Chiappero. A loro toccherà capire se vi sono responsabilità nella tragedia, ovvero cercare il lato razionale di una vicenda che invece sembra solo un brutto scherzo della vita. Si concentreranno sulla ditta che si occupava della manutenzione dell’impianto, la Semana, ma anche sullo stesso circolo sportivo, gli accertamenti della magistratura sulla morte del giocatore di golf. La Procura di Torino ha aperto un fascicolo per omicidio colposo e ha già fatto ascoltare numerosi testimoni. Gli inquirenti vaglieranno eventuali responsabilità anche in relazione alle norme di sicurezza sul lavoro. Due sono i punti da chiarire: il primo è se la Semana sia stata adeguatamente informata sulle opere da compiere, il secondo se i vertici della società sportiva abbiano tutelato a sufficienza la sicurezza dei dipendenti e dei cosiddetti “terzi”, vale a dire i frequentatori del campo di gioco.