Torino in picchiata, Cairo vara il De Biasi ter
Forse non raggiunge i livelli dei presidenti mangia- allenatori per eccellenza, come Gaucci e Cellino, ma Cairo li sta imitando egregiamente: aveva cominciato con De Biasi prima serie nel 2005-2006, con promozione in A; poi proseguì con Zaccheroni fino a dieci giornate dalla fine; quindi il primo richiamo di De Biasi, che salva il Toro ma litiga con il presidente sulle strategie di rafforzamento e scioglie il rapporto; Cairo poi prende Novellino ed ecco il terzo ritorno di De Biasi. De Biasi, realista e sincero, inquadra così la sua opera: “A questo punto possono essere decisive, per fare la differenza, le motivazioni: l’orgoglio può fare dare a giocatori importanti come quelli nella rosa del Toro, più di quello che riescono a offrire in questo momento. La mia non è una scommessa. La squadra ha valori notevoli”. Gianni De Biasi è un allenatore di provincia, nel senso più buono del termine: gioca un calcio realistico, anche bello esteticamente, ma soprattutto concreto, mai avventuroso o senza sostanza. Ha fatto molta serie C e ha costruito il proprio capolavoro portando il Modena dalla C alla A in due stagioni, creando pezzo per pezzo un meccanismo che si rivelò valido anche in serie A e lanciando parecchi buoni giocatori. Poi l’esperienza biennale a Brescia, sempre in A e infine il Torino. De Biasi lascia una brutta situazione in Spagna: il Levante retrocede, oberato da gravi problemi economici. Il tecnico si libera, autoriducendosi l’ingaggio: “Glielo dovevo, si è dimostrata gente splendida”. Ma si capisce che ha nel cuore un’altra spina, perché si era affezionato ai giocatori: il rischio di retrocedere con il Torino c’è, ma la voglia di riscatto e rivincita è ancora più grande.