Un rapimento di turisti in pieno deserto tra Egitto, Libia e Sudan sta tenendo col fiato sospeso 4 paesi, e nonostante alcune fonti sostengano che gli 11 turisti stranieri e gli 8 accompagnatori egiziani siano stati liberati, mancano le conferme ufficiale – sia egiziane, sia da parte della Farnesina – e la vicenda è ancora tinta di giallo. Perché il rapimento del gruppo turistico, di cui fanno parte anche cinque italiani, è avvenuto venerdì, ma se ne è avuta notizia solo oggi. E nel susseguirsi di pochi e vaghi elementi su quanto accadeva, la preoccupazione per la sorte dei prigionieri è rimasta altissima, fino a quando la tv Al Jazeera ha squarciato per prima il velo annunciando che il gruppo era stato rapito lungo il confine con il Sudan non da terroristi ma da banditi comuni, che chiedevano un riscatto di 15 milioni di euro, in cambio della loro liberazione. Il confine con il Sudan è una delle tappe del viaggio organizzato dall’agenzia Aegyptus. È stato il titolare dell’agenzia, alla guida del gruppo, a dare sabato l’allarme chiamando la moglie al telefono, e stando a quanto dichiarato dalle autorità egiziane, è la donna ad aver trattato il rilascio con i rapitori. Oltre ai cinque italiani, la comitiva di turisti è composta da cinque tedeschi e da un cittadino romeno. Ore d’angoscia in tutta la provincia di Torino dove abitano i 5 rapiti in Egitto, 2 uomini e 3 donne. La nuora di Mirella De Giuli racconta come tutti sono attaccati al telefono in attesa di notizie di questo gruppo di amici che viaggia spesso insieme: tutti appassionati degli itinerari avventurosi. I loro nomi sono Walter Barotto e Mirella Giuli della Val Pellice, Michele Barrera di Alpignano, Giovanna Quaglia di Torino e Lorella Paganelli di Venaria. Quest’ultima è la capogruppo, organizza lei le escursioni.

Condividi su facebook