Commercio: ristoranti, a Torino più chiusure che aperture
A Torino negli ultimi due anni si sono registrate negli esercizi pubblici più chiusure che aperture. È quanto ha denunciato oggi Carlo Nebiolo, presidente dell’Epat di Torino, l’associazione che raggruppa gli esercizi pubblici che fanno capo all’Ascom. “Per quanto riguarda i ristoranti – ha detto Nebiolo in occasione del convegno “Turismo e ristorazione” – nel 2007 le iscrizioni alla Camera di Commercio sono state 85 a fronte di 119 cessazioni. Nel primo semestre 2008, 49 contro 54. Se invece parliamo di bar, nel 2007 le iscrizioni hanno toccato quota 256 e le cessazioni 338. Nel primo semestre del 2008, 136 le iscrizioni e 208 le cessazioni”. Secondo Nebiolo, solo il 60% dei pasti fuori casa vengono consumati negli esercizi pubblici “tenuti scrupolosamente al rispetto delle leggi di pubblica sicurezza, igiene ambientale, emissione di scontrini fiscali”, mentre per il 40% viene consumato altro “ad esempio nei 2900 circoli esistenti in Piemonte, 513 a Torino, o negli 883 agriturismo aperti in Regione o nei canali della “somministrazione non assistita”. “Luoghi – ha aggiunto – per i quali non è richiesta un’esplicita professionalità e non vigono le stesse leggi e regole, né i requisiti di moralità richieste invece ai settori pubblici”. L’attuale crisi della ristorazione torinese va ricercata anche nel fatto “di avere spinto troppo sotto la Mole la ristorazione “stellata” e di tendenza a scapito della cucina più tradizionale, portata avanti con grande professionalità e serietà”. Lo ha detto oggi a Torino Maria Luisa Coppa, presidente dell’Ascom, in occasione del convegno.