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07 aprile 2009

Thyssen: difesa, con pulsante giusto non moriva nessuno

Bastava schiacciare un pulsante al posto di un altro e i sette operai della Thyssenkrupp non sarebbero morti. Lo ha detto oggi in Corte d’Assise, a Torino, uno dei consulenti della difesa nel corso dell’udienza – la dodicesima – del processo per il rogo del 6 dicembre di due anni fa. Con le sue parole, l’ingegner Vittorio Betta, docente all’università di Napoli, ha fatto calare il gelo della maxiaula del Palazzo di Giustizia: “Dall’analisi dei dati si può ipotizzare che qualcuno, quando ha visto le scintille o il focolaio dell’incendio, abbia premuto il tasto che blocca la parte della linea 5 chiamata sezione di ingresso. Ma se avesse schiacciato un altro pulsante, a soli venti centimetri di distanza, non sarebbe successo nulla”. Il bottone in questione è un fungo rosso che spunta dalla plafoniera: è il pulsante di emergenza. Ferma tutto l’impianto e, soprattutto, il flusso di olio idraulico: non si sarebbe rotta la tubatura, non ci sarebbe stata l’esplosione, non ci sarebbe stata la vampata di fuoco che investì le sette vittime. Perché non fu dato lo stop? I lavoratori, chiamati a testimoniare, hanno spiegato che quei bottoni rossi erano tabù. L’azienda, cui stava a cuore la produzione, non voleva che si toccassero, e i capi, per rafforzare il messaggio, arrivavano a intimidire i dipendenti più giovani.



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