Fin da subito li soprannominarono gli invincibili, poi sono diventati leggenda. Un po’ per l’eccezionalità di una squadra davvero imbattibile con 10 giocatori su 11 in Nazionale, ma anche perché rappresentavano l’Italia che cercava di uscire dalla guerra, e infine per quell’alone di tragedia che emerse dalla sciagura di Superga, esattamente alle 17.05 di 60 anni fa. La memoria di quel Grande Torino di Loik, Gabetto, Mazzola, Ossola, Castigliano, Maroso, Bacigalupo è rimasta intatta allora come oggi, il paese intero si fermò per quei funerali a cui partecipò un milione di persone e ancora adesso, 60 anni dopo, quell’esempio di calcio e di vita non è dimenticato. Nel punto dove si schiantò il 4 maggio 1949 l’aereo del Grande Torino ogni anno una marea di gente e mazzi di fiori da tutto il mondo: un fenomeno forse unico nello sport, forse perché erano davvero forti, ma anche perché erano gente comune, che portava gioia a un popolo intero. Anche quest’anno la squadra del Toro coi suoi tifosi s’è ritrovata a Superga per le cerimonie del ricordo, ma oggi si respira un po’ di malumore per una formazione che lotta per non andare in serie B e deve affrontare domenica in uno spareggio-salvezza un’altra squadra dal passato blasonato, il Bologna.

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