Logopedista scomparsa: Cassazione, alibi dell’imputato regge
Che Marina Di Modica sia morta è fuori discussione ma la Corte d’Appello di Torino non è riuscita a smontare l’alibi dell’unico imputato, il filatelico Paolo Stroppiana: ecco, in sintesi, perché la Cassazione ha deciso di annullare il processo che, in secondo grado, aveva portato a una condanna a 16 anni per omicidio preterintenzionale. Le motivazioni della sentenza, pronunciata il 31 marzo scorso, sono state depositate oggi. Di Marina Di Modica, logopedista alla Asl 1 di Torino, non si hanno più notizie dall’8 maggio 1996, e anche secondo la Suprema Corte è logico pensare che qualcuno l’abbia uccisa e poi ne abbia fatto sparire il cadavere. I sospetti si sono incentrati su Stroppiana, il quale, quella sera, aveva un appuntamento con lei. Ma i giudici d’appello, secondo le motivazioni, hanno inflitto la loro condanna in modo che ai colleghi della Cassazione desta “perplessità” sulla “tenuta logica di alcuni passaggi” che rischiano persino di “tradursi in una diversa lettura dei dati processuali” e quindi in una “diversa valutazione di merito” complessiva. Quanto al possibile movente, per la Cassazione non è di natura sessuale: “se vi è stato l’incontro” fra Stroppiana e Di Modica “si possono formulare ipotesi sulla sorte dei francobolli” che la logopedista voleva mostrare al filatelico.