Alla Juve comincia l’era Ferrara, da scudetti a erede di Lippi
Ci sono due nomi che ricorrono nella sua vita calcistica: Maradona e Lippi. Ciro Ferrara, classe 67 scelto come allenatore juventino per i prossimi due anni, si trovò a giocare a vent’anni, fresco di vivaio partenopeo, con il più forte del mondo, nella sua Napoli, che da ragazzino sognava di non lasciare mai. Poi, il “suo” Ciuccio crollò di brutto, rischiando il fallimento e allora arrivò nella sua vita il secondo portafortuna, dopo Maradona, Marcello Lippi. Stagione straordinaria, quel 93-94, in cui gli azzurri, con una squadra impoverita per le cessioni coatte dei big, centrò la zona Uefa, con il tecnico viareggino in panchina. Fu proprio quello il momento in cui la Juventus della nuova dirigenza notò Lippi e in cui Ferrara capì, a malincuore, che se avesse voluto continuare a vincere (due scudetti e una Coppa Uefa con il Napoli non gli bastavano), avrebbe dovuto emigrare. Con Lippi nasce in quella stagione una coppia che praticamente non si separerà più: mietono successi a valanga, con i colori bianconeri, dai sei scudetti alla Champions League, alla Coppa Intercontinentale, fino al ritiro, avvenuto nel 2005, a 38 anni. Ma la coppia Lippi-Ferrara non si scioglie neppure dopo l’addio al calcio giocato di Ciro: il ct lo chiama a fare il proprio assistente in Nazionale e il Mondiale 2006 lo vede trionfare con gli azzurri. Subito dopo, Ferrara accetta l’incarico di responsabile del settore giovanile della Juventus, che già da qualche anno è tornata a puntare sui baby e lo fa particolarmente nel momento della retrocessione per Calciopoli. Il dopo-Ranieri è storia di tre settimane fa e gli effetti si sono già visti.