Indagini su presunto caso di eutanasia al San Giovanni Bosco
Per ora è solo un sospetto. Sufficiente ad avviare un’indagine della magistratura per accertare se un’infermiera di Torino abbia aiutato un paziente a morire. Con un’iniezione di un potente sedativo. C’è da accertare se lo abbia fatto, e se sì iniettando quale dose. Infine perché. La denuncia è partita dal medico di turno in rianimazione la notte in cui il paziente è morto. La vittima era un uomo di 47 anni in coma da una settimana in seguito ad un tentativo di suicidio. Il medico che ha denunciato l’infermiera si dice dispiaciuto, ma afferma di essere stato costretto a raccontare il fatto perché obbligato dal codice professionale e dalle regole interne dell’ospedale, il San Giovanni Bosco di Torino. Dice anche di essersi accorto quella notte che il paziente stava morendo. L’infermiera sospettata gli avrebbe detto che aveva appena iniettato il sedativo, senza spiegare chi le avesse ordinato di farlo. Di qui il dubbio e la denuncia, anche per somministrazione illecita di un farmaco. I legali dell’infermiera sostengono sia assolutamente errato parlare di eutanasia. E che la loro assistita si è mossa sotto controllo e indicazione medica. La notizia si sarebbe diffusa nei corridoi dell’ospedale con il passaparola, dopo una confidenza che Piera, infermiera di 42 anni, si sarebbe lasciata scappare al termine di un turno di lavoro. “Gli ho dato una spinta, l’ho aiutato a morire” avrebbe detto la donna ai colleghi, riferendosi a un paziente che si trovava in coma irreversibile dopo un tentativo di suicidio, e ora deceduto. Un’affermazione talmente grave da spingere un medico del suo stesso reparto, all’ospedale San Giovanni Bosco di Torino, a sporgere denuncia. Il caso di presunta eutanasia sarebbe avvenuto nella notte del 14 agosto, vittima Sandro Lepore, 42 anni, programmatore informatico dal carattere fragile, che dopo essere stato lasciato dalla fidanzata è crollato e ha tentato di togliersi la vita ingoiando una enorme quantità di calmanti. Un tentativo che lo ha condannato al coma irreversibile. Lei all’inizio ha negato tutto, sia l’eutanasia che l’ammissione di colpa con i colleghi, ma ieri, interrogata dal pm, si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Oggi l’autopsia chiarirà se nella vittima sia presente qualche medicinale in quantità insolita, che possa averne provocato la morte. Nel frattempo l’infermiera è stata sospesa dall’incarico.