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17 febbraio 2007

Tribunale ecclesiastico Torino, in calo le cause

Sono in leggero calo i processi per annullamento di matrimonio celebrati dal Tribunale ecclesiastico di Torino. È quanto emerge dai dati diffusi oggi all’inaugurazione dell’anno giudiziario. Le cause concluse nel 2006 sono state 302 (erano state 292 nel 2005), e quelle ancora pendenti sono 340 a fronte delle 363 dell’anno precedente. In primo grado, l’80% dei casi è stata pronunciata una sentenza di annullamento per varie ragioni: le principali riguardano l’incapacità di comprendere il significato del matrimonio o le cosiddette “simulazioni”, che vanno dall’esclusione dell’indissolubilità del vincolo coniugale al non volere figli. Dalla relazione del vicario giudiziale, mons. Giovanni Carlo Carbonero, emerge che i giudici si sono occupati di vicende familiari caratterizzate da “grave immaturità a fronte dei diritti e doveri essenziali” o da “mancanza di libertà”, “matrimoni contratti senza amore solo per evitare la brutta figura di un ritiro all’ultimo momento” o “celebrati in presenza di gravissime patologie psichiche”. In un caso, uno dei coniugi, dopo avere ucciso un figlio, ha cercato di togliersi la vita. I casi di nullità respinti sono stati solo 80 su 235 ma, come ha osservato Carbonero per fugare qualsiasi sospetto di lassismo, “la Chiesa fonda le sue pronunce su fatti sostanziali talmente gravi, e solo su quelli, che determinano la nullità”. Quanto alla durata della convivenza coniugale nelle 146 cause decise in primo grado, nel 53% dei casi è stata inferiore ai cinque anni. Non è mancato, nella relazione, un passaggio sul costo delle cause: “Dal 1965 – ha detto il canonico – sono passati nei nostri uffici persone umili e persone in vista, teste coronate, scrittori celebri, personalità del mondo della scienza e dello spettacolo, che hanno ottenuto sentenze favorevoli o negative nella più assoluta imparzialità. I costi sono stati quantificati in misura comune per tutti”. Oggi il tribunale ecclesiastico chiede un contributo unico di 450 euro a chi intenta l’azione legale. Quanto agli avvocati, debbono applicare parametri stabiliti dalla Cei (Conferenza episcopale italiana) con un’oscillazione tra minimo e massimo che a Torino è fissata in 1.550 euro; ma “a chi non è in grado di contribuire si applica una riduzione fino alla totale esenzione delle spese”. È anche prevista l’assistenza legale gratuita per chi sceglie di affidarsi non a un avvocato, bensì a un Patrono Stabile, figura “a forte valenza pastorale” che offre patrocinio e consulenza.



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