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07 giugno 2007

Tre mosse hanno salvato piccole imprese indotto da crisi Fiat

Tre mosse hanno salvato le piccole e medie imprese dell’indotto auto dalla crisi della Fiat, anche se alcune non ce l’hanno fatta: la capacità di diversificazione dei settori e dei mercati, l’internazionalizzazione, i processi di innovazione produttiva e gestionale. Fa il punto sul comparto una ricerca promossa dall’Api, dalla Cna di Torino e dall’Ires Piemonte, che è stata presentata oggi. L’indagine ha interessato 300 aziende fino a 250 addetti, prevalentemente del secondo e terzo livello della fornitura. Le imprese coinvolte hanno registrato dal 2000 al 2006, a causa della crisi Fiat, un calo dell’occupazione del 5,7% negli stabilimenti piemontesi, mentre nello stesso arco di tempo, se si considerano anche le attività produttive in altre aree del Paese, i lavoratori sono aumentati del 2,2%. In ogni caso la flessione dei dipendenti è stata inferiore a quella relativa agli stabilimenti Fiat Auto in Piemonte, scesi dagli oltre 28.000 del 2000 a poco meno di 17.000 del 2006. In questi anni – mette in evidenza la ricerca – è diminuita dal 35 al 27,8% la dipendenza dalla Fiat Auto, calo recuperato dalle vendite alle altre case automobilistiche, la cui quota nel 2006 ha lo stesso valore di quello del Lingotto. Intanto è cresciuta l’internazionalizzazione: sono circa un terzo le aziende che esportano e l’incidenza delle vendite all’estero è passata dal 28,6% al 34%. Il terzo fattore di competitività riguarda gli investimenti in macchinari, impianti e in tecnologia informatica, mentre ridotto è stato invece l’investimento in prodotti nuovi o innovativi, effettuato solo dal 17% delle imprese.



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