Quella che si apre è una settimana importante per il futuro della Tav in Italia. Dopodomani a Palazzo Chigi tavolo politico con i ministri per le infrastrutture Di Pietro, per i trasporti Bianchi e col sottosegretario Letta. È il preludio alla scadenza del 20 luglio. Entro quella data il governo italiano deve indicare all’Unione Europea la soluzione scelta, un percorso di massima del collegamento in alta velocità fra Torino e Lione. L’Osservatorio tecnico del professor Mario Virano ha concluso i suoi lavori: sostanzialmente prevede che il potenziamento massimo della vecchia ferrovia non basterebbe: si arriverebbe alla saturazione entro il 2020. Quindi – secondo l’Osservatorio – è necessario realizzare una nuova linea ferroviaria per il trasporto merci. In questi mesi di incontri sarebbe stato anche parzialmente modificato il vecchio progetto, addio – per intenderci – al megatunnel da 54 chilometri. Si parla di una galleria più corta – che non sbucherebbe quindi a Venaus (luogo di violente contestazioni) – mentre nella Bassa Valle verrebbe interrata e quadruplicata la vecchia ferrovia, e non verrebbe bucato il Musinè a rischio amianto, per uscire infine allo scalo di Orbassano e innescarsi sull’alta velocità Torino-Milano. Tutte ipotesi sulle quali si deve trovare un accordo, mentre il movimento No-Tav continua a opporsi ad ogni soluzione: “resistiamo ancora qualche settimana e avremo vinto”, dicono in Valle.

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