17 dicembre 2025

PIU’ DI 50 ANNI DALLA MORTE DEL BEATO ALBERIONE

BEATO ALBERIONE

«Fate correre la Parola di Dio, usando i media come pulpito» nel ricordo del fondatore, beato Giacomo Alberiore, nel 50° della morte (26 novembre-2021), Papa Francesco invita la Famiglia Paolina, sparsa in tutto il mondo: «Continuate, sull’esempio del beato Alberione, a scegliere i mezzi di comunicazione come “pulpito” perché, diceva, si possa far conoscere Gesù agli uomini del nostro tempo con i mezzi del nostro tempo».

Era la notte fra il 31 dicembre 1989 e il 1 gennaio 1900 quando un seminarista di 17 anni pregava in Duomo. Si chiamava Giacomo Alberione. Diventerà un «gigante» dei media e un «campione» del Piemonte santo.. Un pensiero lo assillava: «Fare qualcosa per il Signore e per gli uomini del nuovo secolo». Risale a quella veglia una sorta di «illuminazione», che descriverà 53 anni dopo: «Una particolare luce venne dall’Ostia, una maggiore comprensione dell’invito di Gesù “Venite a me voi tutti”».

Giacomo Alberione nasce il 4 aprile 1884 nella cascina «Nuove Peschiere» a San Lorenzo di Fossano da genitori di Bra, Michele e Teresa Allocco. Ci sono già i fratelli Giovenale, Francesco, Giovanni; seguiranno una sorellina che morirà entro l’anno e il fratello Tommaso. In prima elementare dice alla maestra: «Da grande mi farò prete». Studia nel Seminario della diocesi di Torino a Bra e poi ad Alba dove incontra chi gli sarà amico e consigliere per 46 anni: il canonico Francesco Chiesa, oggi venerabile. Ordinato sacerdote ad Alba il 29 luglio 1907, si laurea in Teologia a Genova. Viceparroco a Narzole, incontra Timoteo (Giuseppe) Giaccardo, il primo paolino e il primo beato.  Capisce che la sua missione è predicare il Vangelo, portare gli uomini a Dio e Dio agli uomini mediante i media, come testimoniano due suoi libri: «Appunti di teologia pastorale» (1912) e «La donna associata allo zelo sacerdotale» (1915).

Direttore del settimanale diocesano «Gazzetta d’Alba», apre la «Scuola tipografica piccolo operaio» convinto che le opere di Dio si fanno con gli uomini di Dio, vocazioni ben formate e con mezzi rapidi e moderni, posti a servizio dell’apostolato. L’«illuminazione» si realizza il 20 agosto 1914 (quella notte era morto Pio X): fonda ad Alba la Società San Paolo, cellula madre di 4 congregazioni femminili: Figlie di San Paolo, fondate con la conterranea, venerabile Maria Teresa Merlo il 15 giu­gno 1915, Pie Discepole del Divin Maestro, Suore Pastorelle, Suore Apostoline; di 4 Istituti «aggregati» di vi­ta secolare: San Gabriele Arcangelo, Maria Santissima An­nunziata, Gesù Sacerdote, Santa Famiglia; del movi­mento laicale Associazione cooperatori paolini. Uomo di azione e di contemplazione, 90 anni fa, nel Natale 1931, fonda «Famiglia cristiana», stampato ad Alba, come tuttora, che da 10 mila abbonati arriva al record di un milione e mezzo di copie, tra le migliori rivi­ste italiane. Un impero mediatico a servizio della Parola e del Regno di Dio con taglio ma­nageriale e professionale: giornali, libri, cinema, fumetti, audiovisivi, dischi, radio, televisioni, cassette, internet, multimedia in 28 Paesi. Umile e amatissimo, precursore dei tempi, ha una solida spiritualità «alla pie­montese».

L’«editore di Dio» è convinto, prima del Concilio Vaticano II, della necessità di diffondere la Bibbia nel popolo: in cin­que anni (1961-66) ne stampa 2.258.000 copie. L’ultimo nato in casa paolina è il settimanale «Credere. La gioia della fede», coetaneo di Papa Francesco perché fondato nel 2013. Alberione sostiene: «La macchina da stampa, il microfono, lo schermo so­no il nostro pulpito; la tipografia, la sala di produzio­ne, di proiezione e di tra­smissione è la nostra chie­sa. La nuova forma di missione non è affare da di­lettanti ma da veri apostoli. Occorre un linguaggio ac­cessibile al popolo: non ba­sta una scienza mediocre, al contrario occorre una scienza maggiore e la capa­cità specifica per comuni­carla a tutti con chiarezza».

Le sue intuizioni diventa­no patrimonio della Chiesa con il decreto «Inter mirifica» sugli stru­menti della comunicazione sociale, riconosciuti come mezzi di evangelizzazione, che il Concilio – al quale partecipa come «perito» nominato da Giovanni XXIII – approvò il 4 dicembre 1963. Muore a 87 anni a Roma il 26 novembre 1971, confortato da Paolo VI che il 28 giugno 1969 ne aveva fatto un grande elogio, ricordato da Papa Francesco. Giovanni Paolo II lo proclama beato il 27 aprile 2003: «Intuì la necessità di far conoscere Gesù Cristo agli uomini del nostro tempo con i mezzi del nostro tempo».

Pier Giuseppe Accornero

 

 



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