AL BICERIN, UN ANGOLO DELLA VECCHIA TORINO

Al bicerin! Più di 250 anni di delizia, di chiacchiere perse nel sapore, nella dolcezza e nel tepore di un tempo antico che pare non avere scadenza.
Il famoso caffè torinese è un autentico locale storico italiano.
Fu aperto da Giuseppe Dentis nel 1723 davanti al santuario della Consolata. Il palazzo non era quello attuale e il piccolo caffè era poco più che un’osteria arredata in modo molto spartano.
A metà dell’800 il trasferimento nella sede attuale e la prima insegna con il nuovo nome: Caffè della Consolata, sostituito presto con quello attuale “Al Bicerin” coniato in onore della squisita bevanda che si beve ancora oggi.
Nel 1840 era la consumazione che andava per la maggiore nei caffè più raffinati della città, veniva servita in piccoli bicchieri di vetro (da qui il nome), già miscelata e dolcificata con sciroppo di zucchero. Era la consolazione al freddo del mattino, da sorseggiare calda e solo prima del mezzogiorno, preparata in tre varianti: Pur e fior, a base di caffè e latte, Pur e barba, a base di caffè e cioccolato, e Un po’d tut con i tre ingredienti miscelati.
Il bicerin era sempre servito con un po’ di latte e caffè a parte e non potevano mancare i biscotti secchi.
Nel piccolo caffè della piazzetta della Consolata sembra che il tempo si sia fermato, gli arredi attuali sono quelli dell’epoca: piccoli tavolini rotondi attorniati da sedie in legno, sulla boiserie color miele ambrato sono fissate le appliques che rischiarano l’ambiente e, in un gioco di specchi, rendono l’atmosfera calda e accogliente. Il bancone in legno scuro è lo stesso da sempre e alle sue spalle spuntano scaffali dove fanno bella mostra alcuni vasi di vetro, contengono caramelle, bonbons e confetti di ogni forma e colore. Le alzatine, appoggiate sul marmo del banco, sono invece ricolme di biscotti e pasticcini tipici della tradizione cittadina, insomma un’autentica e continua tentazione.
Il locale è da sempre un punto di incontro della città, dopo il trasferimento di sede divenne molto amato dai nobili e dai notabili subalpini ma continuò a essere frequentato dal popolo, visto il prezzo contenuto della sua bevanda. Era di moda andarci dopo la Messa alla Consolata, sedersi e far colazione: quasi un rito. Pagano, dopo quello sacro in chiesa.
Ai suoi tavolini hanno trovato ristoro e conforto molte personalità di Torino e non solo. Grande estimatore e assiduo frequentatore del Bicerin era Camillo Benso Conte di Cavour, ma anche Silvio Pellico, Friedrich Nietzsche, la regina Maria Jose con Umberto II, Erminio Macario, Wanda Osiris, Guido Gozzano, Italo Calvino, Mario Soldati e Mario Mertz. Alexander Dumas padre cita, in una lettera, il locale e lo indica come una delle cose da non perdere in città. Ma è riportato anche nella corrispondenza di Giacomo Puccini che, avendo alloggiato in via Sant’Agostino, racconta le passeggiate che faceva di tanto in tanto per arrivare all’ amato locale.
Gli attuali proprietari si sono impegnati a far restaurare il locale e a valorizzarlo in modo che fosse riconosciuto a livello nazionale e internazionale.
Oltre al Bicerin, vengono servite quelle che sono le specialità torinesi: varie qualità di cioccolata in tazza e lo zabajone caldo. Tutte le bevande vengono preparate al momento dell’ordinazione sulla piccola stufa a ghisa che è ancora in funzione nel retrobottega.
Perfino l’ingresso e la vetrina sono particolari e per nulla simili ai negozi della stessa epoca ancora esistenti in città. I pannelli di vetro dipinti in nero e oro, lo zoccolo e le colonnine di ghisa che terminano con dei piccoli capitelli corinzi, costituiscono una curiosità nella particolarità.
Il Bicerin è senza dubbio un gioiello antico inserito in una delle piazzette più caratteristiche e tranquille del cuore di Torino. Dalla Basilica della Consolata al Bicerin, un concentrato di bellezza in pochi metri, un angolo della nostra città che colpisce il cuore e il palato e lì rimane.
PATRIZIA DURANTE