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16 maggio 2008

Giugiaro: 40 anni di auto da sogno disegnate a matita

Quando disegna, rigorosamente a matita, dice che non si emoziona, si dimentica il giorno dopo di quello che ha fatto, ma la sua mano ha fatto innamorare da decenni milioni di automobilisti in tutto il mondo: Giorgetto Giugiaro, uno dei più grandi designer a livello mondiale, ha festeggiato oggi i 40 anni della sua azienda, l’Italdesign di Moncalieri (Torino), che ha fondato nel 1968 insieme al socio Aldo Mantovani, uscito di scena lo scorso anno con la cessione di tutte le sue quote. “In genere non “volo” per avere fatto qualche cosa, alla fine ho fatto una scatola” ha detto oggi con un po’ di emozione davanti alla stampa internazionale. Non lo attira neanche che appaia il suo logo sulle vetture. “Non mi interessa molto che tutto il mondo sappia che ho fatto una vettura – ha detto – l’importante che il lavoro me lo diano i direttori generali, i presidenti, i commerciali. È questo il mondo che mi dà il lavoro. Siamo sempre in attesa – ha aggiunto – che qualche cliente si accorga di noi, anche se noi cerchiamo di stimolarli con una nostra organizzazione”. In 40 anni sono cambiate molte cose ma per Giugiaro, originario di Garessio (Cuneo), lo stile si concepisce sempre allo stesso modo. Ha iniziato a lavorare con gli italiani, ma la sua attenzione è ora verso altri mercati, soprattutto quelli asiatici. “Con i giapponesi – ha detto – siamo andati molto forte negli anni ’60 e ’70, poi è arrivata la Corea ed ora i cinesi. Ognuno ha il suo modo di concepire l’auto. Adesso i cinesi vogliono fare in fretta – ha aggiunto – ma gli manca la sensazione delle cose di chi fa questo mestiere. I tedeschi? Li ho impressionati a 30 anni sapendo tutto dell’automobile, dallo stile allo struttura, passando per l’assemblaggio”. Ma Giugiaro, che nella sua vita avrebbe voluto suonare la fisarmonica, non avrebbe mai immaginato all’inizio di raggiungere il livello a cui è arrivato. “Io ho iniziato a fare il pittore – ha raccontato – poi mio padre, che dipingeva chiese come mio nonno, mi ha costretto a fare anche il disegno tecnico. È stata la mia fortuna”. Ora la pittura è diventa un hobby.



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