Cogne: Anna Maria da Ripoli alla prigione, “è distrutta”
Le gazzelle dei Carabinieri partono sgommando da Santa Cristina a Ripoli alle 23.15. Finisce in quel momento, materialmente, la libertà di Anna Maria Franzoni. Da nemmeno tre ore è condannata in via definitiva per l’omicidio del figlio, il piccolo Samuele Lorenzi, ucciso a tre anni il 30 gennaio 2002 nella loro abitazione di Cogne. Giallo dissolto, per la giustizia. Comincia, così come disposto dalla Procura generale di Torino, l’espiazione della pena. Partono le gazzelle dei Carabinieri, dentro c’è una madre assassina e “una donna disperata”, come dice uno dei difensori, l’avv. Paola Savio. Una persona distrutta che, dopo aver atteso la sentenza che la spedisce in carcere nella casa dell’amica Elisabetta Armenti, attigua alla propria, lascia altri due figli nella disperazione in un paesino di montagna che, attonito, ha accolto la sentenza temuta. Fuori, la platea di giornalisti, fotografi e cameramen, avvolti tutto il giorno dalla rabbia e dalla delusione del popolo di Ripoli, rimasto fino all’ultimo convinto dell’innocenza di Anna Maria, subisce l’assalto di persone arrabbiate. Rabbia dettata dall’assoluta certezza che Anna Maria sia innocente. Nelle candele, il segno della loro intima convinzione: candele accese attorno alle 19 e rimaste fiammeggianti fino all’addio sui davanzali di alcune case, sperando che fossero di buon auspicio per la mamma di Cogne. In attesa, con una fiducia strozzata in gola a tarda sera, anche Monteacuto Vallese, il paese dove la madre di Cogne è nata e cresciuta e dove vivono ancora i suoi genitori. Nonostante due condanne prima della sentenza definitiva, qui sono rimasti fino all’ultimo tutti dalla sua parte. Convinti che non si potesse condannare una madre “senza prove”, nè condannare i suoi figli a non averla più accanto per anni.