Stava andando a lavorare, come tutte le mattine, a bordo della sua moto. Ma il maresciallo dei Carabinieri Giovannino Sechi, 42 anni, non è mai arrivato nel suo ufficio, al nucleo radiomobile di Torino: un furgone lo ha travolto e ucciso, sulla tangenziale, ed è poi fuggito. Non ha ancora un volto, e un nome, l’autista che questa mattina ha ucciso a Torino il maresciallo Sechi. Di lui gli agenti della Polizia Stradale, che indagano sull’incidente, sanno soltanto che guidava un furgone bianco, di cui però non conoscono né la marca né il modello. Dalla prima ricostruzione, formulata in base alle testimonianze delle persone che hanno assistito alla tragedia, risulta soltanto che il mezzo pesante ha sbattuto la moto del militare, una Bmw R1150, contro il guard-rail, all’altezza del casello di Bruere, ed ha poi proseguito la sua corsa facendo perdere le proprie tracce. Sposato e con un figlio adolescente, Sechi lavorava dal 1992 al nucleo radiomobile del capoluogo piemontese, dove era stato trasferito dopo aver ricoperto diversi incarichi operativi.

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